
“Oggi il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea è relativamente tranquillo, ma all’inizio della formazione della nostra galassia era attivo”, ha osservato Balbi. “Allora – ha proseguito – c’era materiale che continuava a cadere nel buco nero e questo a sua volta emetteva energia sotto forma radiazioni ionizzanti”. La domanda è se pianeti con un’atmosfera e forse perfino popolati da qualche forma di vita possano aver risentito dell’influenza del buco nero.
“Se vicino al centro della Via Lattea ci fossero stati pianeti con un’atmosfera, le radiazioni emesse dal buco nero avrebbero potuto farla evaporare”, ha aggiunto Balbi riferendosi alle simulazioni fatte dal suo gruppo a Tor Vergata. “Abbiamo calcolato quanta atmosfera l’attività del buco nero possa avere sottratto nell’arco di centinaia di milioni di anni ed è emerso – ha detto – che eventuali pianeti simili alla Terra vicini al nucleo galattico potrebbero aver perso una quantità di atmosfera paragonabile a quella che oggi protegge la Terra”.
Perdere l’atmosfera significa avere un ambiente quasi impossibile per la vita. I ricercatori hanno anche calcolato inoltre i diversi effetti su pianeti a distanze diverse e la quantità di radiazioni assorbite in determinati periodi: “è la prima volta che viene fatto uno studio del genere”, ha osservato Balbi. Altre ricerche sul destino di eventuali pianeti abitabili della Via Lattea non avevano mai considerato l’azione esercitata da un buco nero.
